Storia della farmacia
Storia della farmacia
La farmacia «Nostra Signora della Provvidenza» è una tra le più antiche di Genova.
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Dobbiamo la sua nascita all'attività benefica del sacerdote genovese Francesco Maria Zunino, già protonotaro apostolico, in seguito segretario arcivescovile e infine canonico della collegiata di Nostra Signora delle Vigne.
Nel 1827, durante una missione, passò per Lione ed ebbe modo di conoscere un pio istituto nato in quella città da pochi anni (1818). Quest'ente, che è l'attuale Fondation Dispensaire Général de Lyon (www.fdgl.fr), aveva per oggetto la cura gratuita a domicilio dei malati indigenti.
Impressionato da questa modalità innovativa di assistenza sanitaria, ne volle istituire una simile a Genova.
La minaccia del colera in quel periodo si andava diffondendo in Europa, causò molti provvedimenti di tipo sanitario. Inoltre proprio a partire dal 1828 l'amministrazione ospedaliera di Pammatone tentava di giungere al pareggio di bilancio (nel 1818, ad esempio, il bilancio riportava un deficit di 1.109.000 lire). "L'ospedale si trova ... non nella comune, non nella grave, ma nell'estrema necessità".
Questo stato di cose accelerò, ovviamente, l'istituzione di questa innovativa visione di assistenza sanitaria.
Il ventiquattro maggio 1830 il reverendo Zunino riuscì, con il supporto di molti nobili genovesi, a fondare l'Associazione di Nostra Signora della Provvidenza per la Cura a Domicilio de' Poveri Infermi.
​Re Carlo Alberto approvò il regolamento dell'Associazione di Nostra Signora della Provvidenza il dodici luglio 1831, e l'istituto iniziò la sua attività il primo gennaio 1832.

La neonata associazione pagava i medicinali e l'assistenza a domicilio per gli infermi, anche qualora fossero di diversa fede religiosa, purché poveri.
Rilasciava un "biglietto di carità" di 20 lire, che consentiva la cura di un ammalato povero per un intero anno. Con esso si pagavano i medici e le cure.I benefattori legati all'associazione potevano ottenere questi "biglietti di carità" versando appunto di 20 lire annue.
Il benefattore proprietario del biglietto poteva con esso far curare, uno per biglietto, tutti i malati che reputava degni, senza chiedere alcuna autorizzazione.
Consegnava il biglietto all'infermo affinché si curasse e non poteva più ritirarlo, a meno che questi non fosse guarito o deceduto.
​​​​La farmacia di Nostra Signora della Provvidenza venne inaugurata il quindici aprile (giorno di Pasqua) 1838 all'inizio di Vico delle Mele, all'imbocco con l'attuale piazza Senarega, che era ancora chiamata, in quei primi anni dell'Ottocento, piazza delle Mele.
Era situata esattamente a fianco della porta d'ingresso della Borsa. Nel mezzo del muro della casa che faceva appunto squadra con la loggia di Banchi, vi era una pittura su lavagna dell'Immacolata Concezione.
​L'associazione aveva a disposizione medici di propria fiducia, a cui rivolgersi, e utilizzava, per le forniture dei medicinali, la farmacia dell'Ospedale di Pammatone.
Nel 1833 arriva a Genova una prima ondata di colera ("1400 colpiti da grippe").
Nel 1835 il colera colpì pesantemente gli Stati Sabaudi e fece le prime vittime a Genova al principio di agosto.
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Con l'incremento dell'operato dell'associazione, si sentì sempre di più la necessità di dotarsi di una propria farmacia per gestire in autonomia la preparazione e la dispensazione dei medicinali. Inoltre, l'aggravio di cassa per l'ospedale di Pammatone aumentò notevolmente in quel frangente.
Nel 1836 il conte Scassi presiedeva l'ospedale e, nel tentativo di sanare il bilancio, fu tra i fautori della realizzazione di una farmacia autonoma per l'opera pia di Nostra Signora della Provvidenza, di cui era consigliere.
Il quattro gennaio 1837 fu concessa l'autorizzazione alla sua costituzione.​
​​Come da regolamento l'associazione pagava le parcelle a un medico medico e un chirurgo che operavano, per suo conto, in ognuno dei sei sestrieri di Genova; un totale di sedici sanitari. Questo accadeva fino al 1867 quando, unificatesi le lauree, rimasero in servizio soltanto sei medici chirurghi.
I medicinali da loro prescritti, su un ricettario stampato appositamente per l'Associazione, venivano "spedite" (termine tecnico che indica la preparazione e la consegna al paziente) dalla farmacia di Nostra Signora della Provvidenza senza alcuna spesa.
Tra il 1832 e il 1842 furono emessi 3.972 biglietti che permisero la cura di 8.631 malati nell'arco. L'Associazione ebbe a disposizione, secondo le indicazioni contabili, 79.440 lire da cui detrarre le spese di allestimento della farmacia.
Quando la farmacia era ancora sita in piazza delle Mele abbiamo indicazioni certe che la dirigesse (nel 1843, nel 1857 e pure nel 1874) il farmacista Paolo Dogliotti.
Al magister Paolo Dogliotti vengono attribuite le etichette più antiche dei preparati galenici. Sono ricche di decorazioni e fregi; molte sono di epoca successiva (post anni Trenta), anche se probabilmente erano riprese da originali più antichi, in quanto riportanti il numero di telefono.
I preparati galenici più noti della farmacia in quell'epoca furono il Collirio asettico del principe Centurione, l'Elisir fosfo-tricalcico arsenicale, lo Sciroppo di Rose della Provvidenza, le Pillole dei R.R. Padri Gesuiti, la Vigoricina (di fama internazionale) o la Magnesia della Provvidenza.
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Nel 1861, la città di Genova entrò a far parte, in quanto dominio Sabaudo, del neonato Regno d'Italia. Con il Regio Decreto n°5470 del quattordici aprile 1861 l'Associazione si tramutò in Ente Morale e con Regio Decreto ventotto dicembre 1862 ne venne approvato lo Statuto Organico.
Grazie a cospicui lasciti e ai proventi dell'attività della farmacia nel 1874 l'Ente riuscì ad acquistare il civico nove che faceva angolo tra piazza Posta Vecchia, vico delle Vigne e piazza Cernaia.
​Lo restaurò e vi trasferì a pian terreno la farmacia che si apre sulla piazza.
La farmacia si trovava a occupare il piano terra dell'edificio e il livello inferiore a esso dov'era posto il laboratorio e in cui venivano allestiti i medicinali.
La sua attuale struttura architettonica appare chiaramente preesistente, anche se sono evidenti lavori di ristrutturazione risalenti al suo trasferimento nel locale e altri, di minor entità, posteriori; gli ultimi risalenti al 2000.
La piazza della Cernaia, un tempo zona di terre coltivate a vigneti (come suggerisce appunto il nome del vicino vico delle Vigne) e irrigate dal torrente Soziglia, si chiamava Piazza Franchi fin dal Cinquecento. Era, infatti, il cuore dell'insediamento dei nobili De Franchi, come dimostravano i numerosi palazzi di questa famiglia che vi si affacciano.
Successivamente alle demolizioni del 1603, venne denominata Piazza della Posta. Poi prese l'attuale nome a novembre del 1870 a meménto della vittoria sabauda sull'esercito zarista avvenuta presso l'omonimo fiume della Crimea (il fiume Cërnaja) il sedici agosto 1855.​




Il dieci ottobre 1885 si decise di unificare il patrimonio di ente e farmacia (che nel precedente statuto erano rimasti separati).
Su un bilancio totale di 30.000 lire dell'Ente per il 1894, la farmacia da sola giunse a fornire un introito di 14.715,80 lire (la conversione tra lire dell'epoca ed euro attuali è di estrema difficoltà ma, basandosi su stipendi, affitti e sul prezzo di alcuni cibi, stimerei circa venti mila euro attuali l'introito annuale della farmacia, detratte le spese).
Il direttore della farmacia, quand'essa aveva ancora l'ingresso in via delle Vigne 9, era il dottor Francesco Galletti nel 1892, nel 1894 e nel 1912. Fu lui a spostarne l'ingresso in piazza e a lui si deve la notissima (all'epoca) Vigoricina, di cui abbiamo ancora le etichette.
Nel 1933-XII fu diretta dal dottor A. Soldi e a questo periodo, con l'avvento delle prime linee telefoniche, appartengono alcune delle etichette in nostro possesso.
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Per uniformare il precedente statuto alle nuove normative, in data sedici luglio 1940-XVIII venne approvato, per Regio Decreto, il nuovo Statuto Organico dell'Associazione.
In esso la farmacia, munita di licenza, arredata e attrezzata, e provvista di medicinali, si riteneva avesse un valore di 24.000 lire (ossia, pur con le difficoltà di stima che dicevamo sopra, circa venticinquemila euro attuali).
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La farmacia venne diretta dal 1940 dal sessantenne dottor cavalier Marco Mallè, fu Antonino da Racconigi.
Il quattordici ottobre 1949 il direttore della farmacia Nostra Signora della Provvidenza, dottor Marco Mallè, chiuse per tre giorni onde effettuare l'inventario. Il diciotto gennaio 1950 divenne direttrice, fino al venti gennaio 1952, la dottoressa Ornella Rossero.
Il dottor Marco Mallè riprese poi la direzione della farmacia dal venti gennaio 1952 fino al cinque settembre 1956.
Nel 1957 la direzione della farmacia passò al dottor Luigi Poggi, ma sempre sotto la proprietà della pia Associazione.
Il ventidue settembre 1982 la proprietà della farmacia Nostra Signora della Provvidenza, fino a quel giorno in mano all'Associazione Nostra Signora della Provvidenza e diretta dal dottor Luigi Poggi, venne ceduta allo stesso.
A partire dal primo giugno 2000, a causa di un evento infausto, prende la guida della farmacia la figlia, dottoressa Antonella Poggi.
Dal primo gennaio 2024 la farmacia passa alla gestione del dottor Alessandro Torti.